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Umidità di risalita: l’errore che tutti commettono e peggiora il problema

L’umidità di risalita può sembrare un problema tecnico da poco, ma basta una guaina sbagliata o una pittura traspirante fuori luogo per trasformarla in un incubo. Se si usano le vernici impermeabili al posto di quelle a base di calce, l’acqua non evapora: resta intrappolata nei muri e peggiora tutto. Risultato? Muffa, rigonfiamenti e pareti sempre umide, anche dopo mesi. Ecco perché è fondamentale capire dove si sbaglia davvero.

risolvere con l'umidità di risalita
Umidità di risalita: scopri l’errore che la peggiora e come evitarlo

Molti se ne accorgono solo quando ormai è troppo tardi. Quando le macchie nere invadono gli angoli, i battiscopa si staccano e la casa comincia ad avere quell’odore acre che non va più via. A volte, l’unico indizio iniziale è una parete più fredda al tatto, ma si tende a ignorarlo. Eppure, bastavano 2 cm di barriera chimica e un’attesa di 48 ore prima di tinteggiare per evitare tutto questo.

In alcune ristrutturazioni, è bastato rimuovere la pittura plastica per vedere la parete “sudare” letteralmente. Testato su muri esposti a nord, anche in presenza di forte umidità ambientale. E se si pensa che basti una mano di pittura antiumido, si rischia di fare solo un favore all’umidità stessa.


Perché l’umidità di risalita è così insidiosa

Non si vede subito, non si sente subito, ma lavora lentamente. L’acqua sale per capillarità dai terreni sottostanti, attraversando fondamenta, mattoni e intonaci come farebbe attraverso una spugna.


Ciò che la rende subdola è il suo agire silenzioso. A prima vista si nota solo qualche macchia, un alone appena visibile. Ma intanto dentro il muro si accumula salnitro, si rompono i legami tra malta e laterizio, e si genera un microclima umido che attira muffe e batteri.

Una metafora? È come lasciare un asciugamano bagnato su un termosifone spento: all’apparenza è solo umido, ma dopo qualche giorno, l’odore ti fa capire che qualcosa non va.

In fondo, chi non ha mai pensato: “Appena arriva la bella stagione, si asciuga da sola”? Purtroppo, con l’umidità di risalita non funziona così.


L’errore più comune: cercare soluzioni veloci ed economiche

Quando si parla di problemi ai muri, la tentazione è di risolvere tutto con una mano di pittura o un prodotto impermeabilizzante da ferramenta. Ma è proprio questo l’errore più comune: bloccare l’evaporazione anziché favorirla.

Molti pensano: “Se non si vede più, allora è risolto”. Ma l’acqua resta lì, nascosta dietro la parete, pronta a riemergere alla prima variazione climatica o termica. E quando succede, è peggio di prima.


L’uso di vernici sbagliate, guaine cementizie o pannelli isolanti non traspiranti è come mettere una benda su una ferita infetta. Peggiora, non guarisce.

Alcuni esempi tipici:


  • Vernici al quarzo su pareti umide
  • Contropareti in cartongesso senza ventilazione
  • Guaine bituminose a diretto contatto con il mattone
  • Malte cementizie al posto di quelle a base di calce
  • Piastrelle posate su intonaci non asciutti

E poi ci si chiede perché la muffa torna dopo pochi mesi.

Cosa serve davvero per fermare l’umidità di risalita

Non esiste una soluzione unica, ma un metodo sì. E parte da una diagnosi corretta: capire se si tratta di risalita capillare o di semplice condensa.

Se la causa è davvero la risalita, allora servono interventi strutturati e pazienza. Il trattamento più efficace resta la barriera chimica, ovvero l’iniezione nei muri di resine idrofobe che bloccano la risalita capillare.

Ma attenzione: anche qui, se si sbagliano dosi, tempi di asciugatura o materiali, si rischia di buttare tutto all’aria.

Il protocollo ideale prevede:

  • Rimozione dell’intonaco ammalorato fino a 1 metro oltre le macchie
  • Iniezione della barriera chimica a intervalli regolari (10–12 cm)
  • Asciugatura naturale per almeno 20–30 giorni (a seconda della stagione)
  • Reintonacatura con malte a base di calce
  • Pittura traspirante o a calce

Sembra tanto? Meglio investire tempo oggi che rifare tutto tra sei mesi.

Occorrente: cosa serve davvero

Prima di iniziare, è bene avere tutto il necessario. Ecco cosa non può mancare:

  • Trapano con punta da muro
  • Barriera chimica (resina silanica o silossanica)
  • Pompa per iniezione o cartucce a pressione
  • Martello e scalpello per rimuovere intonaco
  • Malta deumidificante a base di calce
  • Rete porta intonaco (se necessario)
  • Pittura traspirante o a calce

Ogni elemento ha un ruolo preciso. Saltarne uno significa rischiare di vanificare l’intero lavoro.

Passi rapidi per intervenire senza errori

Ecco una sequenza chiara da seguire per chi vuole agire in autonomia o controllare i lavori eseguiti:

  1. Analisi del muro: verifica della presenza di sali, umidità e tipologia del materiale.
  2. Rimozione intonaco: togliere l’intonaco danneggiato almeno 1 metro oltre la zona visibile.
  3. Foratura: realizzare i fori alla base del muro ogni 10–12 cm, inclinati leggermente verso il basso.
  4. Iniezione resina: inserire la barriera chimica con pompa o cartucce, lentamente.
  5. Asciugatura: attendere almeno 3–4 settimane prima di intervenire di nuovo.
  6. Nuovo intonaco: applicare malta deumidificante e lasciare respirare bene il muro.

Seguendo questi passaggi, si riducono al minimo i rischi di ricadute.

Errori da evitare: il nemico è la fretta

Chi sbaglia, spesso lo fa per impazienza. Vuole tutto subito, ma con l’umidità non funziona.

Ecco gli errori più comuni da evitare:

  • Usare vernici impermeabili
  • Non aspettare i tempi di asciugatura
  • Applicare guaine non traspiranti
  • Non distinguere tra condensa e risalita
  • Non rimuovere i sali prima della pittura
  • Intonacare con malte cementizie

Basta anche uno solo di questi per far tornare l’umidità nel giro di poche settimane.

Dove e quando intervenire: conta il contesto

Le zone più colpite sono solitamente:

  • Seminterrati
  • Piani terra
  • Vecchie case in pietra o tufo
  • Muri rivolti a nord o in zone d’ombra

E il periodo migliore? Primavera e fine estate: l’aria è più secca e le pareti asciugano meglio.

Ma ogni casa ha la sua storia. E prima di agire, meglio valutare l’ambiente, l’esposizione e l’umidità presente.

Un consiglio in più: meglio prevenire che rifare

A volte basta poco per evitare il peggio. Un vespaio ben fatto, una pittura traspirante o una guaina posta correttamente possono cambiare tutto.

Un tecnico esperto saprà consigliare la soluzione su misura, ma conoscere gli errori comuni aiuta a non farsi fregare.

errore con l'umidità di risalita

In fondo, chi non vorrebbe risolvere un problema alla radice invece che rincorrerlo ogni anno? Meglio agire una volta con criterio che coprire e ricoprire senza sosta. La casa ringrazierà — e anche il portafoglio.

foto © stock.adobe

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